LIBERTA’ IMMEDIATA PER FRANCESCA E SIMONE! LIBERTA’ PER CHI LOTTA!

Giovedi 19 novembre la Magistratura romana ha mostrato ancora una volta il suo vile volto reazionario e intimidatorio: ha negato i permessi lavorativi a Francesca, occupante della 8 Marzo di Magliana.

Dopo 17 giorni passati in tre carceri diversi (Rebibbia, Civitavecchia e Perugia) e dopo quasi due mesi di arresti domiciliari, il GIP Cecilia Demma ritiene di dover negare i permessi lavorativi a Francesca con motivazioni odiose, false e contraddittorie:

Le viene negato il permesso lavorativo perchè, in base al quadro emerso dall’inchiesta, viene considerata "persona non idonea a lavorare con il pubblico", in particolare con le "cosidette fasce deboli".

La GIP, inoltre, motiva il respingimento affermando che si tratta di una “misura concessa in casi particolari”, mentre questa stessa misura è stata invece concessa solo qualche giorno fa ad un altro occupante la cui posizione nell’inchiesta è molto simile a quella di Francesca.

Infine la sentenza afferma che il luogo di lavoro di Francesca è "difficilmente controllabile", quando in realtà si tratta di una casa famiglia con indirizzo noto alla magistratura e alle forze dell’ordine

Appare chiaro come i Giudici utilizzino la discrezionalità delle misure cautelari con intenti punitivi, come arma rispondente a precise indicazioni politiche.

Insieme a questa negazione della libertà per Francesca la Gip Demma e la Pm Lionetti continuano a negare la riduzione delle misure cautelari anche per Simone che dal 14 settembre scorso si trova agli arresti domiciliari con il divieto di vedere persone che non siano i suoi familiari diretti e con l’impossibilità perfino di poter usare telefono e internet. A queste pesanti restrinzioni solo ultimamente è stata fatta una deroga: la possibilità di uscire due ore solo ed esclusivamente per mansioni di supporto alla anziana nonna con cui Simone vive, senza poter parlare con nessuno.

A causa di queste restrinzioni alla libertà personale Simone ha perso il lavoro precario che aveva.

È ora di dire le cose come stanno:

Francesca è una operatrice sociale di una cooperativa che da anni si impegna per migliorare le pessime condizioni di vita di chi è recluso/a e di cui le recenti cronache ci hanno dato una triste conferma. Simone è un lavoratore precario costretto a cambiare lavoro ogni mese e ad affrontare lunghi periodi di disoccupazione.

Francesca e Simone sono occupanti della "8 marzo", una ex scuola di proprietà comunale, abbandonata per oltre 20 anni al peggiore degrado.

Francesca e Simone, insieme ad altre decine di persone senza casa, hanno occupato quella scuola, l’hanno ristrutturata con i soldi del proprio stipendio e con le iniziative sociali di sottoscrizione popolare fatte alla luce del sole. Francesca e Simone hanno poi aperto al quartiere quella Casa Occupata, trasformandola anche in uno spazio di organizzazione contro l’emergenza abitativa nel territorio, contro il razzismo, con degli spazi sociali come la palestra popolare e il laboratorio teatrale. Francesca e Simone sono anche militanti del Centro sociale "Macchia Rossa" che da anni si batte nel quartiere contro gli sfratti e gli sgomberi, che ha organizzato una ciclofficina popolare e mille altre attività assenti in un quartiere abbandonato dalle istituzioni come è la Magliana.

Francesca è una militante del movimento femminista che si è battuta con forza, insieme ad altre donne del quartiere, contro la chiusura del Consultorio della Magliana, e che conduce ogni giorno battaglie politiche culturali insieme alle donne del quartiere e della città contro il sessismo e il maschilismo imperanti.

Francesca è una compagna che agisce con un approccio di genere partendo dal presupposto che la realtà è radicalmente sessuata e che donne e uomini la sperimentano in maniera diversa. Per questo il suo percorso politico dentro la 8 marzo e a Magliana è stato anche una continua e quotidiana lotta contro i rapporti di potere che sono alla radice delle disuguaglianze sociali fra i generi. Smascherando le forme più o meno latenti del machismo diffuso, Francesca ha così sempre lottato contro gli stereotipi vecchi e nuovi che esprimono e legittimano il patriarcato.

Per contrappasso, il ritratto di Francesca tratteggiato dalle croniste del quotidiano Il Tempo sembra ricalcare i più frusti luoghi comuni della fiction televisiva e letteraria più becera, divenendo l’emblema della criminalità femminile: dietro l’apparente dolcezza, quest’efferata criminale capeggerebbe difatti con ferrea determinazione e lucido calcolo una banda di malfattori soggiogati. Attraverso di lei, vengono così stigmatizzati i percorsi individuali e collettivi di protagonismo politico di quelle donne che non intendono assumere il ruolo dell’abnegazione silente e della dedizione caritatevole, destinato alla soggettività femminile nella sfera dell’impegno sociale.

Le decisioni maturate in sede giudiziaria lasciano pensare che la dottoressa Demma e la dottoressa Lionelli, come le giornaliste del quotidiano romano, siano fruitrici di questa letteratura passatista di cui evidentemente sposano i valori. Difatti come spiegare altrimenti la decisione di escludere solo lei da ogni permesso? Perché, a differenza degli altri imputati, non sono state allentate le restrizioni alla libertà di Francesca?

Le accuse vergognose di associazione a delinquere e di estorsione che sono state rivolte contro di loro sono assolutamente false e servono solo a screditare la figura di militanti che da anni sono impegnati nelle lotte sociali in questa sempre più fascista città. Vogliono farli passare per estorsori, criminali comuni, per poterli confinare così in un angolo, togliendogli la dignità politica e sociale delle lotte che portano avanti nel massimo riconoscimento del contesto sociale in cui vivono.

Forse è questa la nuova strategia delle istituzioni: visto che non riescono a reprimere le lotte sociali e a fermare i/le compagni/e li criminalizzano, per farli apparire agli occhi dell’opinione pubblica come pericolosi criminali comuni e non più come soggetti politici pensanti impegnati ad aprire spazi di libertà.

Ora dietro a questa decisione della GIP c’è un ampio fronte di nemici delle libertà sociali: In primis il Sindaco Gianni Alemanno con i suo committenti, i vari Caltagirone, Bonifaci, Mezzaroma.

Poi i rappresentanti più ferocemente reazionari del suo schieramento come Fabrizio Santori, consigliere del Pdl e presidente della commissione sicurezza del comune di Roma e gli esponenti delle varie correnti comunali e municipali come Marco Palma, Federico Rocca, Augusto Santori, Piergiorgio Benvenuti, in guerra fra loro ma sempre uniti nel condurre una vergognosa battaglia per chiedere lo sgombero delle occupazioni e degli spazi occupati del territorio.

Tutti costoro, forti dell’appoggio governativo, trovano importanti alleati in personaggi potenti che rimangono sullo sfondo come il Generale dell’Arma dei carabinieri Vittorio Tomasone che ha condotto gli arresti del 14 settembre e che oggi compare nella gestione dell’affare Marrazzo costato già la vita ad un paio di persone. Nel quotidiano l’inchiesta viene condotta da quasi un anno dal Maresciallo dei carabinieri della caserma di Magliana Pietro Bernando che da due anni minaccia, insulta, perseguita spesso anche con mezzi non leciti gli/le occupanti della 8 Marzo insieme alla P.M. Santina Lionetti che pur di compiacere i militari dà credito ad un’inchiesta vergognosa e totalmente falsa contro Francesca, Gabriele, Simone, Sandrone, Sandro e Michele, tratti in arresto lo scorso 14 settembre.

Un fronte ampio e ben organizzato che va dalle forze dell’ordine alla magistratura, dai giornalisti ai consiglieri del Pdl fino ai palazzianari che uniti hanno cercato di schiacciare nel fango uno spazio di lotta e di libertà come la 8 marzo e che hanno sgomberato l’Horus, il Regina Elena, che criminalizzano gli studenti che occupano le scuole e l’università, che scatenano campagne razziste contro rom e lavavetri, che stanno ridisegnando una città razzista, violenta, sessista, omofobica e asservita al volere degli speculatori di sempre.

La storia del tentato sgombero della 8 Marzo e dell’arresto di 6 compagni cade non a caso in un momento in cui, per chi in Italia pratica percorsi organizzativi delle lotte sociali, il clima è divenuto pesante. Ne sono un esempio i processi sugli eventi del G8 di Genova del 2001 che hanno visto pesanti condanne ai danni di 11 manifestanti e assoluzioni totali o quasi per le forze dell’ordine che hanno attuato una repressione feroce che ha prodotto migliaia di feriti e la morte di Carlo Giuliani. Oppure come i numerosi casi che vedono compagni e compagne arrestati/e o colpiti/e da provvedimenti amministrativi fascisti della Questura, come il famigerato articolo 1, secondo il quale si può essere considerati sorvegliati speciali e dunque essere costretti a limitazioni assurde come l’obbligo di dimora nella stessa casa dalle 21 alle 7 o l’impossibilità di accompagnarsi con più di tre persone contemporaneamente.

Infine, come non citare il gravissimo episodio di violenza padronale consumato all’Agile –ex Eutelia- azienda, condotta al fallimento, dove quasi 2000 lavoratrici/ori dopo essere stati messi in mobilità sono stati anche aggrediti da una squadraccia prezzolata guidata dall’ex amministratore Landi durante un presidio nel loro posto di lavoro. Avvenimenti molto diversi tra loro ma che hanno in comune la repressione di forme di lotta sociale.

La crisi economica, al di la delle dichiarazioni dell’establishment, sta producendo un numero enorme di licenziamenti e cassaintegrati il che, unito ai continui tagli ai servizi (scuola, università, sanità), sta creando un impoverimento di vasti settori della popolazione italiana. In questa situazione sono già emerse, durante l’estate e l’autunno forme di resistenza e conflittualità sociale. Ovviamente questo di per sé non compromette la pace sociale necessaria a far uscire i padroni indenni dalla crisi, ma ha una potenzialità che in qualche modo disturba e preoccupa. In questo senso ci spieghiamo anche diversi provvedimenti legislativi assunti dal centrodestra in questi ultimi tempi: dalle limitazioni al diritto di sciopero, al tentativo di limitare le manifestazioni a Roma, fino al pacchetto sicurezza.

In questa situazione il movimento di lotta per la casa, a Roma, pur nei limiti e nelle difficoltà, riesce ancora a prendere l’iniziativa. Questo fa sì che un etereo spettro di organizzazioni delle lotte sociali si aggiri per l’urbe e questo è sufficiente alla giunta Alemanno affinché gli dichiari guerra. Dichiarazione avvenuta il primo settembre con lo sgombero dell’ex Regina Elena, seguito poi dallo sgombero di Via Salaria e dal tentato sgombero della 8 Marzo durante il quale sono stati tratti in arresto Francesca, Giobbo, Simone, Sandro e Sandrone.

Certo è una guerra condotta facendo due passi avanti e uno indietro ma indubbiamente non amano pensare che Roma sia una delle ultime città d’Europa dove ancora vengono occupati stabili abbandonati. Di per sé questo non è sufficiente a muovere una guerra nel nome della legalità; evidentemente la spinta propulsiva a questa offensiva la fornisce chi ha degli interessi concreti, materiali ed immediati legati agli stabili occupati e alle zone circostanti. Nel caso dell’ex Regina Elena ciò è evidente dalle dichiarazioni del Rettore e dallo stato avanzato dei progetti (nonostante lo stop della sovrintendenza ai beni culturali). Nel caso dell’ex scuola 8 marzo queste motivazioni sembrano, se non meno chiare, almeno meno urgenti. Quello che è noto è che da poco è stato rinominato lo staff dirigenziale dell’ex Sviluppo Italia che ha sempre avuto interessi speculativi sull’immobile di via dell’Impruneta 51. Tra i nuovi dirigenti risulta esserci nientemeno che Caltagirone. Il loro progetto, ancora in una fase iniziale, è di demolire lo stabile e di costruire al suo posto un enorme parcheggio giustificato dal nuovo collegamento, in via di discussione, di una funivia che colleghi le due sponde del Tevere. Questo progetto uscito fuori dal cilindro di Veltroni già più di due anni fa (e allora aspramente criticato da Alemanno e dalla destra) ha riscosso e riscuote tuttora i consensi del Partito Democratico
ed ora sembra essere rilanciato in sordina dal centrodestra romano. Del resto la torta è abbastanza grande da poter garantire una fetta a tutti. Sembra chiaro che in un periodo di crisi in cui il mercato immobiliare subisce una (leggera) flessione, i signori del mattone devono cercare altri investimenti per far tornare i conti dei loro profitti e quale occasione migliore se non quella di una speculazione su un bene pubblico come una ex scuola del Comune? O come quella sulla ex Fiera di Roma? O come il nuovo stadio della A.S. Roma con annessi palazzi residenziali e centro commerciale da costruire su terreni a destinazione agricola ancora una volta in deroga al già vergognoso Piano Regolatore? E’ chiaro che quelle forze politiche che sono al governo della città e quelle che sperano di tornarci fanno a gara per cercare il consenso dei palazzinari, veri padroni di Roma. Questi sono, a nostro avviso, alcuni degli elementi che concorrono a far luce sul perché alcuni compagni e una compagna accusati di niente vengono privati della loro libertà per mesi.

Non facciamoci intimidire dalla repressione, non restiamo in silenzio: estendiamo le lotte sociali contro la crisi!
Libertà per Francesca, Simone e gli altri occupanti della ex scuola 8 Marzo!

Comitato d’ Occupazione Magliana

C.S.O.A. Macchia Rossa

Ciclofficina Macchia Rossa

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Solidarietà con Horus!

Alemanno continua la politica degli sgomberi. A pagare il prezzo di questa guerra intrapresa dall’ammnistrazione comunale questa volta è stato il Centro Sociale Horus a Piazza Sempione, sgomberato dalla solita torma di forze dell’ordine che successivamente non esitava ad estrarre le pistole di fronte a chi manifestava presso la sede del Municipio. E come ogni giorno da quando è cominciata la crisi aumentano i licenziamenti, le cassaintegrazioni e gli sfratti…

Solidarietà attiva ai compagni e alle compagne di Horus!

Alemanno vattene!

 

 

 

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LIBERTA’ TOTALE PER I COMPAGNI E LA COMPAGNA DI MAGLIANA! LIBERTA’ PER CHI LOTTA!

 
Ormai
da due mesi quattro compagni e una compagna di Magliana sono stati
arrestati con accuse false e infamanti e tuttora restano, per loro,
forme di custodia cautelare restrittive della libertà personale.
La
vicenda della 8 Marzo Occupata, che il 14 settembre scorso ha visto
il momento più eclatante dell’arroganza e del sopruso di giudici,
carabinieri e politici fascisti, non si è ancora chiusa.
 

Questa
storia cade non a caso in un momento in cui, per chi in Italia
pratica percorsi organizzativi delle lotte sociali, il clima è
divenuto pesante. Ne
sono un esempio i processi sugli eventi del G8 di Genova del 2001 che
hanno visto pesanti condanne ai manifestanti e assoluzioni per chi ha
gestito una repressione feroce. Come anche i casi che vedono compagni
e compagne arrestati/e o colpiti/e da provvedimenti amministrativi
fascisti della Questura, come il famigerato articolo 1, secondo il
quale si può essere considerati sorvegliati speciali e dunque essere
costretti a limitazioni assurde come l’obbligo di dimora nella
stessa casa dalle 21 alle 7 o l’impossibilità di accompagnarsi con
più di tre persone contemporaneamente. Infine, come non citare il
gravissimo episodio di violenza padronale consumato all’Agile –ex
Eutelia- azienda, condotta al fallimento, dove quasi 2000
lavoratrici/ori dopo essere stati messi in mobilità sono stati anche
aggrediti da una squadraccia prezzolata guidata dall’ex
amministratore Landi durante un presidio nel loro posto di lavoro. Avvenimenti
molto diversi tra loro ma che hanno in comune la repressione di forme
di lotta sociale.

La
crisi economica, al di la delle dichiarazioni dell’establishment,
sta producendo un numero enorme di licenziamenti e cassaintegrati il
che, unito ai continui tagli ai servizi (scuola, università,
sanità), sta creando un impoverimento di vasti settori della
popolazione italiana. In questa situazione sono già emerse, durante
l’estate e l’autunno forme di resistenza e conflittualità
sociale. Ovviamente questo di per se non compromette la pace sociale
necessaria a far uscire i padroni indenni dalla crisi, ma ha una
potenzialità che in qualche modo disturba e preoccupa. In questo
senso ci spieghiamo anche diversi provvedimenti legislativi assunti
dal centrodestra in questi ultimi tempi: dalle limitazioni al diritto
di sciopero, al tentativo di limitare le manifestazioni a Roma, fino
al pacchetto sicurezza.

In
questa situazione il movimento di lotta per la casa, a Roma, pur nei
limiti e nelle difficoltà, riesce ancora a prendere l’iniziativa.
Questo fa sì che un etereo spettro di organizzazioni delle lotte
sociali si aggiri per l’urbe e dunque tanto basta affinché la
giunta Alemanno gli dichiari guerra. Dichiarazione avvenuta il primo
settembre con lo sgombero dell’ex Regina Elena, seguito poi dallo
sgombero di Via Salaria e dal tentato sgombero della 8 Marzo durante
il quale sono stati tratti in arresto Francesca, Giobbo, Simone,
Sandro e Sandrone.

Certo
è una guerra condotta facendo due passi avanti e uno indietro ma
indubbiamente non amano pensare che Roma sia una delle ultime città
d’Europa dove ancora vengono occupati stabili abbandonati. Di per
se questo non è sufficiente a muovere una guerra nel nome della
legalità; evidentemente la spinta propulsiva a questa offensiva la
fornisce chi ha degli interessi concreti, materiali ed immediati
legati agli stabili occupati e alle zone circostanti. Nel caso
dell’ex Regina Elena ciò è evidente dalle dichiarazioni del
Rettore e dallo stato avanzato dei progetti (nonostante lo stop della
sovrintendenza ai beni culturali). Nel caso dell’ex scuola 8 marzo
queste motivazioni sembrano, se non meno chiare, almeno meno urgenti.
Quello che è noto è che da poco è stato rinominato lo staff
dirigenziale dell’ex Sviluppo Italia che ha sempre avuto interessi
speculativi sull’immobile di via dell’Impruneta 51. Tra i nuovi
dirigenti risulta esserci nientemeno che Caltagirone. Il loro
progetto, ancora in una fase iniziale, è di demolire lo stabile e di
costruire al suo posto e sul giardino antistante un enorme parcheggio
giustificato dal nuovo collegamento, in via di discussione, di una
funivia che colleghi le due sponde del Tevere. Questo progetto uscito
fuori dal cilindro di Veltroni già più di due anni fa (e allora
aspramente criticato da Alemanno e dalla destra) ha riscosso e
riscuote tuttora i consensi del Partito Democratico
ed ora sembra
essere rilanciato in sordina dal centrodestra romano. Del resto la
torta è abbastanza grande da poter garantire una fetta a tutti.
Sembra chiaro che in un periodo di crisi in cui il mercato
immobiliare subisce una (leggera) flessione, i signori del mattone
devono cercare altri investimenti per far tornare i conti dei loro
profitti e quale occasione migliore se non quella di una speculazione
su un bene pubblico come una ex scuola del Comune? O come quella
sulla ex Fiera di Roma? O come il nuovo stadio della A.S. Roma con
annessi palazzi residenziali e centro commerciale da costruire su
terreni a destinazione agricola ancora una volta in deroga al già
vergognoso Piano Regolatore? E’ chiaro che quelle forze politiche
che sono al governo della città e quelle che sperano di tornarci
fanno a gara per cercare il consenso dei palazzinari, veri padroni di
Roma. In tutto questo si muovono le faide interne allo schieramento
di centro destra per far acquisire consenso e porzioni aggiuntive di
potere all’una o all’altra cordata. Faide che producono episodi
oscuri come quello legato ai ricatti all’ex governatore della
Regione Lazio Marrazzo, episodio dietro il quale guarda caso c’è
il Generale dell’arma dei Carabinieri Vittorio Tomasone, lo stesso
che ha guidato il tentativo di sgombero e gli arresti del 14
settembre scorso a Magliana. Questi
sono, a nostro avviso, alcuni degli elementi che concorrono a far
luce sul perché alcuni compagni e una compagna accusati di niente
vengono privati della loro libertà per mesi.

A
questo punto
forse,
come compagni e compagne, cominciamo a non sentirci più tanto
innocenti. Forse una parte di responsabilità ce l’abbiamo,
riconoscibile quanto meno nella volontà di

portare avanti nel concreto non solo un’opposizione strenua e
costante nei confronti di questo modello di città, ma anche nella
costruzione di un’alternativa fatta di solidarietà,
autorganizzazione, riappropriazione e redistribuzione. Gli
interessi padronali sono ben difesi da uno schieramento classista
compattato che coinvolge oltre ai padroni, politici, forze
dell’ordine, magistrati e giornalisti. Sta a noi contrapporre, a
questi, altri interessi basati su valori diversi da quelli del
profitto, della sopraffazione e dell’egoismo sociale. Sta a noi
costruire l’opposizione a licenziamenti, sfratti e arresti ai danni
di chi non vuole cedere!

DIFFONDIAMO
LE LOTTE SOCIALI!
DIFENDIAMO CHI LE PRATICA!

MERCOLEDI
18 NOVEMBRE ORE 9.00 PRESIDIO SOTTO IL TRIBUNALE
a
Piazzale Clodio in occasione dell’udienza del Tribunale del Riesame
per Michele, uno dei compagni della 8 Marzo Occupata ancora
sottoposto a misure cautelari

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Cena di solidarietà al Laurentino

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Libertà totale per la compagna e i compagni di Magliana!

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Articolo su Terra

Segnaliamo un buon articolo sulle vicende dell’8 marzo occupata uscito sul quotidiano Terra lo scorso 29 ottobre a cura di Patrizio Gonnella presidente dell’associazione Antigone:

Occupazione della scuola 8 marzo
di Patrizio Gonnella

Scuola 8 marzo a RomaSiamo
sicuri che se un gruppo di extracomunitari avesse accusato un qualunque
colletto bianco di un qualunque reato la reazione diffusa sarebbe stata
diretta alla delegittimazione degli accusatori. Invece quando alcuni
signori non italiani hanno accusato i ragazzi impegnati in
un’occupazione di una scuola di averli intimiditi ed estorti, allora la
loro testimonianza è diventata “dal contenuto verosimile” e il racconto
– si scrive nell’ordinanza del Gip – “non presta il fianco a salti
logici”. La storia dell’occupazione della scuola 8 marzo a Roma è una
storia paradigmatica dell’uso politico degli strumenti di giustizia
penale. Riepiloghiamo i fatti.

Un gruppo di giovani organizza un’occupazione di una scuola
da tempo abbandonata. La rendono abitabile. Si insediano quaranta
famiglie. Molte di queste sono non italiane. Alcuni ex occupanti
dichiarano ai carabinieri che sarebbero stati costretti a pagare una
quota di 15 euro mensili per vivere nella scuola nonché sarebbero stati
obbligati a partecipare a manifestazioni politiche. Sei ragazzi – tutti
socialmente e professionalmente ben inseriti – vengono accusati di vari
e gravi reati. Il 14 settembre alle ore 4,40 un elevatissimo numero di
carabinieri, pare addirittura protetto da un elicottero nonché
comandato dal generale Vittorio Tomasone (lo stesso dell’inchiesta
Marrazzo-trans), procede all’arresto di cinque persone. Quattro sono
portati in carcere. Il 21 settembre, dopo l’interrogatorio di garanzia,
viene ribadito l’arresto e il 29 settembre il tribunale del riesame
trasforma la custodia in carcere in arresti domiciliari, dove tuttora
stanno i ragazzi con l’accusa di estorsione e violenza privata.

Qui
di seguito cinque considerazioni. 1) L’uso scenico, politico e punitivo
dell’azione di polizia e della misura cautelare inflitta. Così come in
altre vicende giudiziarie, laddove le forze dell’ordine e la
magistratura sanno che il processo finirà senza colpevoli si cerca di
ottenere tutto e subito. Nel caso in questione il tutto e subito
consiste nello sgombero dei locali, nell’intimidazione nei confronti
degli accusati, nel giudizio sociale ottenuto attraverso i giornali
amici. 2) In un paese dove il premier afferma che i pm sono tutti
comunisti, sono invece proprio i pm e più in generale i magistrati che
mettono in galera o tengono senza motivo agli arresti domiciliari
quegli oramai pochi militanti di sinistra che alla luce del sole fanno
battaglie  sociali, rivendicandone pubblicamente lo sconfinamento nella
illegalità. 3) Tra le argomentazioni del Gip per confermare gli arresti
domiciliari vi è quella secondo cui sarebbero state imposte con la
forza regole e “tasse” agli occupanti. Che significa ciò? Che
l’occupazione senza regole e “tasse” andava bene? L’argomento del Gip è
intrinsecamente debole. 4) Il Gip si fida di alcune dichiarazioni
fotocopia da parte dei denuncianti. A un giudice dovrebbe venire in
mente di diffidare di dichiarazioni fotocopia prive di salti logici. I
salti logici sono il sintomo della fluida verità della testimonianza.
La mancanza di salti logici potrebbe far pensare alla preordinazione
dei contenuti delle denunce. 5) Infine questa storia giudiziaria – se
non si chiude subito con la revoca della misura cautelare – sta per
diventare una classica storia di stigmatizzazione ed etichettamento
sociale. Quei ragazzi, se non vengono subito liberati, rischiano il
loro posto di lavoro, seppur in base alla Costituzione “presunti
innocenti”.

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Concerto di solidarietà al CSOA La Strada

Il prossimo venerdi 6 novembre si terrà presso il CSOA La Strada a Garbatella un concerto in solidarietà con i compagni e la compagna coinvolti nella vergognosa indagine contro l’8 marzo occupata. Balla e Resisti!

 

 

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APPELLO AGLI INTELLETTUALI, ALLA SOCIETA’ CIVILE, AI GIORNALISTI LIBERI…

Il 14 settembre scorso nel quartiere Magliana, a Roma, si è consumato il tentativo di sgomberare l’occupazione a scopo abitativo dell’ex-scuola Otto Marzo. Nonostante il consistente spiegamento delle forze dell’ordine (circa 200 carabinieri guidati dal comandante provinciale dell’Arma) l’operazione non è riuscita. A fermarla è bastata la resistenza pacifica ma determinata delle 40 famiglie che abitano nell’ex edificio scolastico. Constatato l’insuccesso, i carabinieri hanno tratto in arresto alcuni occupanti: 5 lavoratori precari che non potendosi permettere un affitto a prezzi “romani” hanno avuto il merito di non rassegnarsi a sopravvivere ma di lottare insieme ad altri, spinti dalla necessità materiale di avere una casa e dal desiderio di un diverso abitare. È così che in 2 anni di occupazione gli arrestati insieme ad altri nuclei familiari hanno recuperato uno spazio pubblico abbandonato al degrado restituendolo all’intero quartiere: oggi l’ampio giardino della ex- scuola è uno dei pochi spazi verdi di Magliana,  mentre le sue mura ospitano una scuola di teatro e una palestra popolare tirata su con le fatiche degli occupanti. Un auto-recupero che evidentemente nella capitale fa paura a molti: Roma vive, in effetti, da anni una condizione di emergenza abitativa, nonostante gli appartamenti sfitti sfiorino le 200.000 unità. Una città paradossale: la popolazione non cresce da circa vent’anni ma si continua a costruire senza sosta, mentre il bisogno di casa ha fatto sorgere diverse occupazioni, a scopo abitativo, di stabili pubblici abbandonati. 

 

Dopo la sentenza del riesame, che ha avuto luogo il 29 settembre scorso, 3 dei 5 arrestati sono ora agli domiciliari, uno di loro invece ha l’obbligo di firma quotidiana presso il commissariato di P.S., mentre il quinto è stato liberato dopo 10 giorni di detenzione. Per un sesto occupante, che si trova all’estero per motivi di lavoro, pende una richiesta di arresto presso il proprio domicilio.

Le accuse a loro carico sono state formulate da un unico testimone: un ex-occupante allontanato dallo stabile perché violento e sessista, che oggi li accusa di estorsione, violenza privata, nonché di furto di rame e di corrente elettrica. In particolare quest’uomo, sostiene che i sei avrebbero preteso in cambio della permanenza nello stabile un “pizzo” di 150 euro mensili per ogni singolo abitante (compresi i minori). Non è stato ancora possibile per gli avvocati della difesa ascoltare quest’individuo, né far testimoniare gli altri abitanti della “8 Marzo” che scagionerebbero gli accusati. Così prima che il riesame deliberasse la scarcerazione, il Gip ha confermato gli arresti a scopo cautelare benché non esistesse alcun pericolo di fuga e nonostante l’impianto accusatorio sia a dir poco fantasioso: com’è possibile, per esempio, che famiglie numerose come alcune di quelle della “8 marzo” possano pagare una cifra che complessivamente supererebbe quella di un affitto? Com’è possibile non tener conto dell’incompatibilità dell’accusa di estorsione con lo stile di vita e i movimenti di denaro, ampiamente documentati dalla difesa, di 6 precari squattrinati?

Per quanto riguarda poi il presunto furto di rame, l’accusa sostiene che gli arrestati avrebbero sventrato l’intero palazzo per ricavarne il prezioso materiale dall’impianto elettrico il quale però oggi risulta perfettamente funzionante; ma, nel caso fosse reale tale assurda imputazione, come sarebbe possibile accusarli anche di furto di elettricità? Delle due l’una.

Per quanto riguarda il furto di elettricità bisogna inoltre ricordare che gli occupanti hanno fatto, più volte, richiesta di regolare allaccio per poter pagare la corrente di cui usufruiscono. Tale regolarizzazione non gli è stata però mai accordata.

A rimarcare l’infondatezza delle accuse si aggiungono le numerose attestazioni di solidarietà che i 6 hanno ricevuto da tutti i movimenti di lotta per la casa, dai movimenti studenteschi e universitari, da numerosi centri sociali e associazioni socio-culturali della città che hanno organizzato varie iniziative politiche in loro sostegno.

  

Per quanto concerne le vicende personali dei 6 occupanti accusati è necessario evidenziare che uno di loro è in gravi condizioni di salute e attende da tempo un intervento molto delicato. Nel corso dei 16 giorni di detenzione gli è stata nei fatti negata la possibilità di una visita specialistica da parte di un chirurgo oncologo.

Siamo sgomenti di fronte a una tale sospensione dei diritti civili nel nostro paese e chiediamo pertanto la fine di qualsiasi restrizione alla libertà di tutti loro. Allo stesso tempo però, al di là delle decisioni del Gip e del tribunale del riesame, non possiamo dirci sorpresi dall’intera vicenda.

Con questo appello vogliamo, difatti, portare all’attenzione generale eventi che altrimenti rimarrebbero rubricati nella cronaca locale, per riannodarli in un discorso politico più ampio che riguarda tanto il disastro urbanistico della città di Roma quanto le ingiustizie sociali che si consumano nel paese in cui viviamo. 

 

La campagna d’autunno di Alemanno è cominciata, per chi non se ne fosse accorto, il primo settembre scorso con lo sgombero dell’ex ospedale Regina Elena. L’edificio di proprietà dell’università (anch’esso abbandonato al degrado da diversi anni) in cui dal 2007 avevano trovato una sistemazione circa 300 nuclei familiari. Ciò che è accaduto il 14 settembre, primo giorno di scuola, a Magliana non è che la prosecuzione di tale campagna. Per i circa 30 bambini che vivono nella Otto Marzo l’anno scolastico è così iniziato sul tetto dello stabile che li ospita insieme alle loro famiglie. Tema dell’insolita lezione, il diritto all’abitare. Il metodo d’insegnamento seguito, invece, è lo stesso degli operai della Insse. All’alba, bambini e genitori sono stati infatti costretti a rifugiarsi sul tetto dell’edificio in cui vivono per difendersi dall’operazione di sgombero.

Nelle ore successive al blitz, il sindaco Gianni Alemanno ha fatto riferimento, commentando l’operazione, all’esistenza di un “vero e proprio racket delle occupazioni”, del quale sarebbero vittime “persone costrette a pagare un affitto e a partecipare a manifestazioni” e altre addirittura “aggredite e malmenate perché non pagavano questi veri e propri pizzi”. Una tesi, quella sottoscritta dal primo cittadino capitolino, che fa eco a quanto più volte sostenuto dal presidente della Commissione Sicurezza del Comune, Fabrizio Santori. Il quale, del resto, nei giorni scorsi aveva avuto modo di lanciare i suoi strali contro il blog del comitato d’occupazione della “Otto Marzo”, definendolo “un canale d’informazione deviato”.

In effetti, la libertà d’informazione sembra essere l’altro nodo della questione esplosa a Magliana. “Ma nun c’avete ‘na famija pure voi?”, gridava un occupante a un carabiniere prima che salisse la tensione. “Io sono come un muratore”, rispondeva l’altro “se il costruttore mi dice che devo fare una casa a forma di piramide, io la faccio”. Mai paragone fu più calzante: sono difatti Il Messaggero e Il Tempo, quotidiani dei costruttori Caltagirone e Bonifaci, ad aver dato risonanza negli ultimi giorni alla campagna dei “si dice” e dei “pare che” contro l’occupazione. Senza che i giornalisti di queste testate siano mai venuti a fare un’inchiesta nell’occupazione di questo quartiere già preda decenni addietro del famigerato sacco di Roma. Gli unici giornalisti main stream a essere venuti nell’ex scuola a fare domande e riprese erano stati quelli di Report, (Il Male Comune, puntata del 31 maggio 2009). Milena Gabanelli aveva spiegato cosa significasse l’auto-recupero della “Otto Marzo” per le famiglie di Magliana, inserendo quest’occupazione nella più generale situazione abitativa e urbanistica romana (questa sì, veramente preoccupante).

Quest’autunno la trasmissione di Rai Tre sembra abbia avuto non pochi problemi a ripartire. Proprio per il giorno degli arresti il comitato d’occupazione aveva indetto una conferenza stampa per prendersi il diritto di replica alla campagna diffamatoria del Messaggero e del Tempo. Qualche muratore ha però costruito una piramide di troppo che ha costretto gli occupanti a ridiscutere la loro agenda.

La vicenda di Magliana e gli arresti dei 6 precari, spingono dunque a una riflessione più ampia sul concetto di libertà di stampa.

Chi oggi ritiene che la profonda crisi democratica che pervade il paese riguardi esclusivamente la programmazione dei palinsesti Rai è destinato a rimanere minoritario.  Continuerà, cioè, a restare ostaggio di un populismo che ha gioco facile nell’alimentare l’idea che esista un’élite intellettuale e politica ossessionata a tal punto dalla persona del premier da arrivare a preoccuparsi di quanto accade sotto le sue lenzuola. Le preoccupazioni, destate da quello che si presenta come l’esito più recente di una crisi democratica dalle profonde radici storiche, niente hanno a che vedere con la ripugnanza estetica suscitata dal cattivo gusto di Berlusconi. Se questo è vero, va in egual modo evidenziato che l’inquietudine avvertita da molti non può limitarsi al feroce attacco subito in questi giorni da alcuni quotidiani nazionali, quali La Repubblica e L’Unità. Lo stretto controllo che il potere esercita sulla propria rappresentazione è in effetti fortemente connesso a ciò che si iscrive sulla pelle e nel quotidiano delle persone. Appare evidente, in tal senso, che vi è da tempo un tentativo di far sembrare naturali e ineluttabili processi economico -sociali che invece appartengono alla dimensione dell’agire politico. L’intento è  cioè quello di ridurre questioni collettive come il disagio abitativo, la precarietà e la riduzione del potere d’acquisto degli stipendi,  a problemi che riguardano il singolo e il suo personale fallimento sociale. Implicazione non trascurabile di questo discorso, ormai egemone, è che coloro che tentano di organizzare nei territori lotte su tali temi sono non solo generici “farabutti”, ma addirittura criminali che attentano all’ordine e alla sicurezza pubblica.

           

Invitiamo perciò a sottoscrivere questo appello tramite il quale si chiede che i 5 occupanti vengano immediatamente liberati poiché i fatti contestati non sussistono, che le accuse, assurde ed infamanti, vengano ritirate e pubblicamente smentite e, in ultimo, che si faccia piena chiarezza su quella che è una lotta per il diritto all’abitare che non può, e non deve, essere ricostruita come una questione di malavita.

 

Per aderire a questo appello mandate una e mail con nome, cognome e professione,  all’indirizzo: occupa@inventati.org

 

Comitato di Occupazione Magliana

CSOA Macchia Rossa

 

 

 

 

Ciclofficina Magliana, Coordinamento cittadino di lotta per la casa, B.P.M.- Blocchi Precari Metropolitani, Asia- R.D.B. ,Action, L.O.A. Acrobax Project, Volturno-Occupato, Horus Liberato, C.S.O.A. Corto circuito, C.S.O.A. Spartaco, C.S.O.A. La strada, C.S.O.A. Sans Papier, Spazio Sociale 32, Militant, Atelier ESC, Point Break, Strike S.P.A., Casa Occupata Portonaccio, Senza Tregua, All Reds Rugby Roma, Spazio Sociale Ex 51, Laboratorio Sociale “La Talpa”, USI-A.I.T. ,C.S.O.A. EX Snia, Associazione Yakaar Italia Senegal, Circolo di Rifondazione comunista "Primo Maggio" Corviale, CST Decolliamo, L38SQUAT, Comunisti-sinistra popolare, La rete dei comunisti (Roma), Federazione romana del PRC, Luna e le altre, Collettivo "l’Officina" di Ostia, Coordinamento dei Collettivi – Sapienza, Collettivo di Fisica – Sapienza, CSOA Forte Prenestino, Assemblea Coordinata e Continuativa Contro la Precarietà, Sportello Casa Primavalle e Spazio Antagonista Primavalle, Co.M.Uni.A. (cospirazione metropolitana per l’università autogestita) della Sapienza, Comitato di lotta per la casa di Livorno, Lab6b Economia (Sapienza), Kollatino underground, Comitato di quartiere Pigneto Prenestino, Cantiere Sociale Tiburtino, Collettivo Giovanile Tifiamo Rivolta, Assemblea permanente di Fisica – La Sapienza, Confederazione COBAS – Roma, Sinistra e Libertà XV Municipio,Centro Donna L.I.S.A., Ciclofficina exLavaderia, A.R.C.A. associazione romana casa e ambiente, Radio Onda Rossa, Collettivo Antagonista K4R del Liceo Classico Anco Marzio, Martedi autogestito da femministe e lesbiche-Radio Onda Rossa, Le Ribellule,Coordinamento donne contro il razzismo, Laboratorio Sociale Autogestito 100celle, Agenzia X, Sinistra e Libertà I° Municipio, Radio Città Aperta, Mithra (collettivo musicale romano),  Palestra Popolare Valerio Verbano, Astra 19 Spa, Associazione interculturale Villaggio Globale, Collettivo "tutti potenziali bersagli", C.S.O. Ricomincio dal Faro, Collettivo Comunista Romano, Associazione Marxista Unità Comunista, Associazione Artemide, Rosso Controinformazione, 

Adesioni individuali:

Marco Capoccetti Boccia (scrittore e storico),Silvia Cristofori (dottoranda Università Sapienza di Roma),Marco Zerbino (redattore delle Edizioni Borla),Emilio Carnevali (giornalista di MicroMega),Sabrina Marchetti (dottoranda Università di Utrecht),Barbara Romagnoli (giornalista), Alessandra Di Pietro, (giornalista), Michele de Trucco (montatore e documentarista), Laetizia Ceccarini (precaria e madre single),Chiara Ortolani (ingegnera e urbanista), Renato Berretta, Sonia Lippi, Rosanna Spinazzola, Marco Staiano, Massimo Attias, Emanuela Marrocco, Stefano Felicioni, Andrea Scarabelli (scrittore), Oreste Toppi, Maria Emilia Sbarigia, Valentina Sfrizzichini, Giovanni Ciccarone, Nino Lisi (pubblicista), Maria Teresa Bartolucci (funzionaria pubblica in pensione), Francesco Sinni (fotografo), Giuseppe Di Noto, Danilo Corradi (Sinistra Critica), Luigi Lorusso (editore), Anna Rotoni (traduttrice), Francesca Ferrari, Carlo Ambrosoli, Massimo Reggio ( movimento di base dei dipendenti del comune di Roma), Paolo Berdini (urbanista), Tommaso della Seta, Emanuela Baliva, Fabrizio Frassanito, Giulia Giovanetti (archeologa), Luca Leuzzi (ricercatore di Fisica), Carmen Rizzelli (psicoterapeuta), Corrado Luciani, Checchino Antonini (giornalista di Liberazione), Mauro Azzoli (batterista dei Q.V.P.), Vittorio Viviani, Fiorella Magrin, Robertò Gagliardi (HellNation-commerciante), Riccardo Melito (piercer), Damiano Costantini(disoccupato), Giulia Dinallo (studentessa), Flavia Giovannini (impiegata), Maria Luisa Chiavari, Giacomo Russo Spena (giornalista), Fabrizio Ameli (ricercatore di Fisica), Ilaria Di Vito (insegnante precaria), Vincenza Perilli (ricercatrice precaria), Barbara Romagnoli, Livia Cimini, Moreno De Sanctis (insegnante/giardiniere), Alessandra Pusceddu ( giornalista pubblicista), Giovanni Pusceddu (pensionato), Alma Pinna (pensionata), Maria Laurino (pensionata), Maria Paola Clarini (insegnante), Grazia Valenzano (antropologa), Ettore Zerbino, Arianna Pulcini (docente precaria), Valeria Frisolone, Sergio Falcone (impiegato e scrittore), Manolo Luppichini (documentarista indipendente), Mariana Parzeu, Giancarlo Castelli (giornalista agenzia di stampa), Robertino Barbieri (maestro elementare), Marco Philopat (scrittore-editore),Roberto Corsi (produttore musicale), Edoardo Cicchetti (documentarista indipendente), Laura Di Palma (insegnante in pensione), Stefano Bottioni (attivista campagna AIP – Attacca l’Industria della Pelliccia),Giovanna Thiery(casalinga), Giovanni Gandolfi (operaio), Ettore Zerbino (Medico), Renata Ilari (insegnante), Maria Cristina Zerbino (insegnante), Paola Zerbino (insegnate), Camilla Pistacchi (fotografa), Paolo Bedetti (guardia parco), Teresa Marabos (operaia), Matteo D’Amicis (musicista),  Giovanna Thiery (casalinga), Giovanni Gandolfi ( Operaio Bologna), Renata Ilari (insegnante), Maria Cristina Zerbino, Paola Zerbino, Celeste Chiesa (storica), Andrea Clemenzi, diego De Gasperis (Ingegnere), Roberto Sette (operaio), Massimiliano Ortu (vice presidente del consiglio del municipio Roma XVI), Claudia Vasintoni (assistente amministrativa), Claudia Cimini, Maria Grazia Focolini, Daniele Nalbone (giornalista), Vincenzo Pugliano (operatore tiflodidattico), Callum James Eade (insegnante a Praga), Gabriel Joseph Eade (insegnante a Praga), Francesco Valori (pianista), Ulderico Danile (dottorando Università Roma 3), Gaetano Di Filippo (fotografo), Andrea Peretti (musicista e tecnico audio), Sabrina Pietrolungo (commessa), Nicoletta Conti (studentessa).


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PRANZO VEGANO SOLIDALE

per scaricare la locandina

pranzoveganosolidale.tif

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ASTA LA LIBERTA’

 

SABATO 24 OTTOBRE
PIAZZA DE ANDRE’ (MAGLIANA)

INIZIATIVA PER SOSTENERE LE SPESE LEGALI

PER LA COMPAGNA E I COMPAGNI
ARRESTATI 

ORE 15.00: Grande ASTA POPOLARE di bici usate

A SEGUIRE: GRAZIELLIADI, gara di bici pieghevoli (Grazielle)

nel parco della ex scuola occupata "8 marzo".

In palio una Graziella.

ORE 20.30

CENA ALL’EX SCUOLA OCCUPATA "8 MARZO"

INOLTRE: ciclolab per bambine/i, proiezioni, dj set notturno

LOCANDINA COLORI.tif 

organizzano: Ciclofficina Macchia Rossa, CSOA Macchia Rossa, Comitato d’Occupazione Magliana 

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